Unire la sicurezza dei grandi circuiti di pagamento al valore aggiunto garantito dalle marche più note. È questo il concetto alla base delle carte di pagamento co-branded, frutto di partnership consolidate tra società emittenti e singole compagnie produttrici di beni e servizi. Non è difficile imbattersi, oggi, in carte prepagate, di credito o di debito offerte in promozione da grandi magazzini, operatori turistici, case automobilistiche e persino squadre di calcio.
Questi prodotti consentono di effettuare acquisti in formato elettronico, ottenendo in aggiunta degli sconti o dei vantaggi particolari quando si comprano beni della marca in questione. Basti pensare, ad esempio, alla Alpitour World Conto, emessa da Agos in collaborazione con Alpitour, Villaggi Bravo, Francorosso, Karambola e Viaggidea; o, ancora, alla Alitalia American Express (tuttora in funzione nonostante le recenti vicissitudini della compagnia aerea) che premia l’utente con punti Millemiglia per ogni acquisto; alla Mastercard Fiat, emessa da Unicredit, con una linea di credito generica e una pensata espressamente per gli acquisti legati all’automobile; o alla Wwf Mastercard, una carta di credito “sociale” per i consumatori più attenti all’ambiente, che finanzia con ogni transazione l’ente no-profit ecologista.
Il meccanismo alla base di ogni carta di credito cobranded è dato, dunque, da un’alleanza commerciale tra l’esercente e la società produttrice di beni e servizi: il primo riesce ad attrarre più clienti grazie all’associazione con un marchio non prettamente finanziario, ottenendo un incremento dei volumi e, quindi, delle commissioni e degli incassi. La seconda, invece, fidelizza i clienti garantendo loro servizi aggiuntivi e tariffe agevolate, aggiungendovi tutta la comodità dei pagamenti con carta di credito.