Nel rapporto che lega il titolare di una carta di credito all’emittente, entrambe le parti godono di precisi diritti e doveri specificati nel contratto sottoscritto inizialmente. Tali condizioni includono le spese legate all’utilizzo della carta, ma anche le garanzie e le assicurazioni a tutela del consumatore, dei suoi risparmi e della sua privacy. Non solo: gli stessi negozi convenzionati accettano i pagamenti tramite carte di credito a precise condizioni, vincolanti tanto verso le banche e gli enti finanziari quanto verso i clienti. In questo rapporto trilaterale, i costi rappresentano probabilmente la discriminante principale in base alla quale la maggior parte dei clienti e degli esercenti sceglie o meno di adottare una carta di credito piuttosto che un’altra.
Per i consumatori, le spese da tenere in conto sono diverse: vi è anzitutto la quota associativa annua, che può essere nulla, di poche decine di euro o anche superiore al centinaio di euro. Seguono il tasso annuo nominale di interesse (Tan) e il tasso annuo effettivo globale (Taeg) applicati in caso di rateizzazione dei pagamenti e, per finire, le commissioni per il ritiro di contante presso gli sportelli Atm, che possono variare a seconda del Paese in cui si effettua il prelievo.
Le spese per gli esercenti si riassumono nella percentuale di incassi, variabile tra l’1% e il 10% massimo, che gli stessi versano alle banche su tutti gli acquisti effettuati con le rispettive carte di credito.
Tra le altre condizioni delle carte di credito ricordiamo il tetto di spesa mensile e i servizi aggiuntivi concessi dall’emittente.
Tra i doveri delle banche e degli esercenti rientrano invece precise e rigorose norme a tutela della privacy e dei dati personali dei clienti, che non possono in alcun caso essere comunicati a terzi senza il consenso dei diretti interessati.